Quando si valuta la riuscita di uno stand fieristico, il 50% del risultato dipende dall’illuminazione. La luce giusta non soltanto fa risaltare il brand e il prodotto, ma migliora l’esperienza dei visitatori e di chi lavora nello stand. Quali sono allora i fattori da tenere in considerazione quando si sceglie come illuminare uno stand?
Conoscere il contesto
Per prima cosa, è necessario conoscere il contesto: di che fiera si tratta? Dove e quando si svolge? Progettare uno stand per una fiera che si svolge a gennaio in un paese nordeuropeo è diverso dal progettare lo stesso stand per una fiera che si svolge in Italia nel mese di giugno. E ancora: dove sarà posizionato lo stand? Al centro del padiglione o accanto a una vetrata, dove la luce muta non soltanto in base all’ora del giorno, ma anche con il tempo metereologico?
Tenere in considerazione il tipo di stand
In generale, uno stand può essere chiuso o aperto. Mentre nel primo caso è più facile sapere con certezza quale risultato si otterrà in termini di illuminazione, nel secondo è impossibile sapere quanto le luci del padiglione fieristico e degli stand più prossimi, oltre all’eventuale luce naturale proveniente dall’esterno, influiranno sullo stand. Naturalmente, vale anche l’esatto opposto: la mancanza di illuminazione, e quindi il buio, ha un peso non indifferente sulla resa dello stand e potrebbe valere la pena usare parte del proprio impianto per illuminare parzialmente un muro o un corridoio. Il consiglio, che nel caso dello stand aperto dovrebbe diventare una regola, è quello di dotarsi di un impianto dimmerabile e più potente rispetto a quanto serve. Così, la potenza luminosa si potrà regolare in base alla luce circostante.
Tenere in considerazione l’architettura dello stand
Anche l’architettura dello stand – altezza, partizioni interne, materiali usati – influenza l’illuminazione. È necessario calcolare quindi con esattezza a quale altezza e distanza posizionare i corpi illuminanti. Non bisogna poi dimenticare che l’aspetto dei materiali e dei colori cambia a seconda della luce.
La tipologia di prodotto
La temperatura della luce è legata alla tipologia di prodotto. Solitamente, nel settore dell’arredamento e quando c’è bisogno di trasmettere una sensazione di calore e familiarità, si preferisce la “warm light”, una luce con temperatura attorno ai 2700 Kelvin. La luce naturale, che ha una temperatura di 4000 Kelvin, è più usata nel campo della moda e della tecnologia. In rari casi, per esempio per la degustazione del caffè, il protocollo richiede una temperatura di circa 6500 Kelvin, che corrisponde alla luce d’ambiente in pieno giorno. Anche la luce, come altri settori, segue la moda: la tendenza oggi è quella di scegliere luci a effetto, morbide e meno potenti rispetto a qualche anno fa.
Come scegliere i corpi illuminanti
Dopo aver scelto il colore della luce, si può passare a scegliere i corpi illuminanti. Ce ne sono di moltissimi tipi, ma la tecnologia più diffusa attualmente è quella a LED, che ha un elevato rendimento, dura più a lungo e resiste meglio alle condizioni di stress, offre la possibilità di regolare l’intensità luminosa e genera meno calore rispetto ad altre tecnologie. La scelta dei corpi illuminanti è strettamente legata a quella dell’angolo di apertura della luce (diffusa o puntiforme) e all’orientamento dei fari, che proprio perché fondamentale va fatto soltanto alla fine, possibilmente da allestitori esperti e formati.
Riassumendo, i cinque consigli di Punto Ciemme